giovedì 29 dicembre 2011

Famiglie protagoniste nella Chiesa e nella società. Il cardinale Antonelli illustra i prossimi impegni del dicastero (Biccini)

Il cardinale Antonelli illustra i prossimi impegni del dicastero

Famiglie protagoniste nella Chiesa e nella società

Gianluca Biccini

La preparazione dell’incontro internazionale di Milano; la realizzazione di un Catechismo delle famiglie per aiutare i genitori nella trasmissione della fede ai figli; la pubblicazione di sussidi per la preghiera in casa, anche per dare concretezza alla consegna di Benedetto XVI durante l’udienza generale del 28 dicembre: fare della famiglia «la prima scuola di preghiera». Sono alcuni significativi impegni che attendono nel 2012 il Pontificio Consiglio per la Famiglia. Ne parla in questa intervista il cardinale presidente Ennio Antonelli, tracciando un bilancio della ventesima assemblea plenaria, celebrata a fine novembre, nel trentennale dell’esortazione apostolica post-sinodale di Giovanni Paolo II e della nascita del dicastero stesso.

A giudicare dagli impegni elencati appare evidente che il filo conduttore dell’attività del prossimo anno è nelle parole rivolte da Benedetto XVI alla plenaria: «La nuova evangelizzazione è inseparabile dalla famiglia cristiana».

E non poteva essere altrimenti. In tutte le epoche, fin dalle origini del cristianesimo, la famiglia è stata la principale via di trasmissione della fede. Il clima di amore reciproco favorisce l’assimilazione vitale del Vangelo. Anche oggi da qualche ricerca sociologica appare che, se il padre è stato cristiano convinto e praticante, lo sono in altissima percentuale anche i figli divenuti adulti. In una società secolarizzata individualista e consumista come la nostra, la testimonianza controcorrente della famiglia cristiana è la più efficace e credibile, perfino più di quella del volontariato verso i bisognosi. La famiglia ha ampie possibilità di irradiare il Vangelo: in casa, tra i vicini, tra i parenti e gli amici, nelle comunità ecclesiali, negli ambienti sociali. E in questo senso il VII incontro mondiale delle famiglie, che si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno, costituirà la priorità di questo 2012 che sta per iniziare. Anche se lo sguardo è già rivolto a quello successivo, l’ottavo, in programma nel 2015, visto che stiamo lavorando per presentare al Pontefice candidature di città e temi, in vista di una sua scelta.

E le altre priorità per il 2012?

Diffondere maggiormente la Familiaris consortio nel mondo; portare avanti il vademecum per la pastorale del matrimonio e migliorare il sito internet del dicastero; invitare gli episcopati locali a rinnovare i Direttori di pastorale familiare; realizzare un video sull’anno liturgico per spiegare le feste ai piccoli; organizzare un congresso di spiritualità coniugale nella prospettiva dell’apertura di uno specifico centro a Nazareth.

I lavori dell’assemblea plenaria sono stati dedicati al XXx anniversario della Familiaris consortio. Quale influsso ha avuto questa esortazione apostolica di Giovanni Paolo II nel recente cammino della Chiesa?

Il documento ha dato grande impulso alla pastorale della famiglia. Molte conferenze episcopali hanno pubblicato uno specifico Direttorio nazionale. Sono state attivate commissioni diocesane e parrocchiali, creati servizi alle famiglie, come per esempio centri di orientamento e di sostegno. Si sono sviluppati numerosi movimenti di spiritualità e apostolato. Moltissime coppie di sposi hanno assunto compiti di evangelizzazione. Si va delineando in più luoghi una pastorale familiare progressiva e continuata, che abbraccia tutte le età, come l’ha prospettata Familiaris consortio.

I sacerdoti collaborano al rinnovamento?

Molti di loro non solo collaborano, ma sono trainanti. È vero però che si sente l’esigenza di una formazione specifica dei seminaristi e di un aggiornamento dei presbiteri. Durante l’assemblea qualcuno ha detto che in Asia le coppie di sposi sono più attive dei loro sacerdoti e soprattutto a loro si deve l’elevato incremento annuo del numero dei cattolici, cresciuto del 16 per cento.

Avete riscontrato ricadute significative della Familiaris consortio anche sul versante sociale e culturale?

In ambito sociale, culturale e politico sono state messe in risalto varie realtà molto positive: le associazioni familiari di impegno civile, i forum, i focus group, la sensibilizzazione attraverso internet, la ricerca e la diffusione dei dati statistici favorevoli al rispetto della vita e alla famiglia, per interpellare l’opinione pubblica, malgrado il boicottaggio dei grandi media.

Ma le tendenze in atto parlano di crisi della famiglia tradizionale.

La crisi è innegabile. Quasi ovunque nel mondo si registrano gli stessi fenomeni: matrimoni in diminuzione e celebrati in età più avanzata, aumento di divorzi, convivenze, single per scelta, relazioni omosessuali, calo delle nascite e nascite fuori del matrimonio, procreazione artificiale.

Come si spiega questo andamento negativo?

Nei lavori della nostra plenaria sono state indicate alcune cause: per esempio, la diffusione dei mezzi contraccettivi che permettono di separare facilmente il rapporto sessuale dalla procreazione e dall’amore, la ricerca dell’autorealizzazione attraverso il lavoro e la carriera professionale, la mentalità soggettivista e relativista, la secolarizzazione che emargina Dio dalla vita, l’ideologia del gender.

L’odierna situazione presenta anche segnali incoraggianti?

Sicuramente. Sono da menzionare innanzitutto i frutti della Familiaris consortio già ricordati. Si osserva inoltre che moltissimi giovani hanno un atteggiamento favorevole alla famiglia tradizionale. Negli Stati Uniti d’America trentuno Stati hanno blindato il loro sistema giuridico nei confronti del cosiddetto matrimonio omosessuale. Nel Messico diciotto Stati hanno fatto la stessa cosa riguardo all’aborto. L’elenco potrebbe continuare con altri segnali positivi.

Quale orientamento pastorale è emerso dai lavori dell’assemblea?

Ci si rende conto che è in corso il passaggio da una Chiesa prevalentemente di tradizione a una Chiesa prevalentemente di conversione: incontro personale con il Signore Gesù e scelta consapevole della fede, spiritualità, responsabilità per l’evangelizzazione e la promozione umana. La priorità pastorale sembra essere quella di coltivare nelle parrocchie nuclei di famiglie cristiane esemplari, come piccole comunità che irradiano il Vangelo con la vita e con la partecipazione attiva alla missione evangelizzatrice, secondo il criterio dei «pochi per tutti».

Quali ritenete siano oggi i capitoli principali della pastorale familiare?

La preparazione remota, prossima e immediata al matrimonio, prospettata nella Familiaris consortio; la formazione post-matrimoniale dei coniugi in forme comunitarie e individualizzate; le iniziative di coinvolgimento dei non praticanti e dei non credenti; la vicinanza alle famiglie ferite. In tutti questi capitoli è preziosa e praticamente indispensabile la presenza animatrice e operativa delle coppie cristiane, idonee e adeguatamente preparate, sotto la guida dei sacerdoti.

Dai lavori dell’assemblea sono venute indicazioni anche per la promozione della famiglia in ambito civile?

Compito dei pastori della Chiesa e degli organismi della Santa Sede è soprattutto quello di responsabilizzare e formare i cristiani laici, ai quali spetta stare in prima fila nelle attività temporali. L’orientamento generale emerso dall’assemblea è quello di rafforzare e diffondere ulteriormente le realtà già operanti, tra le quali le iniziative di formazione per uomini politici e lo studio scientifico dei problemi scottanti attraverso il coinvolgimento delle università cattoliche.

Potrebbe indicare, a titolo esemplificativo, alcuni diritti da tutelare e promuovere?

Il diritto degli operatori sanitari all’obiezione di coscienza su aborto ed eutanasia; il diritto alla libertà di opinione sulla valutazione etica del comportamento omosessuale; il diritto dei bambini a una famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna; il diritto di questa famiglia a non essere equiparata ad altre forme di convivenza; il diritto dei genitori alla libertà di educazione e di conseguenza alla scelta della scuola e del progetto educativo scolastico; il diritto all’equità fiscale per le famiglie con figli.

(©L'Osservatore Romano 30 dicembre 2011)

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